C’è un proverbio che dice “chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”.
Il mio viaggio in Irlanda è durato nove mesi, in tutto questo tempo non ho mai potuto incontrare i miei familiari, i miei amici e conoscenti, ma ho conosciuto delle persone che hanno reso la mia esperienza indimenticabile.
Il mio nome è Marta e abitavo in un piccolo paesino di circa 500 abitanti. Il periodo pre-partenza non è stato semplice per me, 15 giorni prima della partenza non avevo ancora conosciuto la mia host family. L’attesa di una lettera di risposta da parte della famiglia era interminabile, ma la mattina in cui ho ricevuto la mail della mia host mom (N.d.R. madre ospitante) sono scoppiata in lacrime dall’emozione.
Il primo grande cambiamento a cui ho dovuto far fronte, in quanto figlia unica, è stato il dover convivere con una famiglia molto numerosa, composta dai genitori, un fratello più piccolo, una sorella quasi mia coetanea e un exchange spagnolo. Solitamente, prima di affrontare un’esperienza come questa, ci viene detto che una volta arrivati, troviamo delle persone che dovranno rappresentare a tutti gli effetti una seconda famiglia, e che noi dovremo trattarli come tali. Il rapporto con la mia host family, in realtà, è stato particolare ma diverso da quello che si ha con la propria famiglia. Mia madre ospitante, nonostante la differenza di età, è stata per me una migliore amica, una persona a cui chiedere consigli e con cui condividere momenti spensierati. La nostra amicizia mi ha insegnato a dare valore a semplici attimi della quotidianità, che solitamente diamo per scontati ma che ci fanno sentire a casa. Spesso infatti, non ci si rende conto che nella vita di ogni giorno ci sono centinaia di cose che facciamo senza pensarci su; quando ci si trasferisce in un altro Paese, si inizia invece a fare maggiore attenzione ai piccoli gesti.
I miei fratelli sono stati molto importanti durante il mio percorso. Giorno dopo giorno abbiamo imparato a volerci bene, a sostenerci e aiutarci a vicenda. Questo processo è stato graduale: non è stato facile conquistare la fiducia di chi avevo intorno e far capire a persone per me nuove, il mio modo di agire; ma la fatica ne è valsa la pena. La convivenza mi ha insegnato quanto siano importanti la collaborazione e il rispetto nella condivisione della casa, ma soprattutto quanto sia indispensabile essere disposti a comprendere idee e abitudini diverse dalle nostre. Vivere all’estero insegna ad apprezzare maggiormente ciò che il nostro paese di provenienza ci offre, a riconoscere ciò che dovremmo migliorare, ma anche ciò che abbiamo di positivo.
Durante l’esperienza ho modificato in parte la mia routine quotidiana e mi sono adattata agli orari e alle usanze del mio nuovo paese. Lo scopo del viaggio è anche questo: uscire dalla propria comfort zone, scoprire sé stessi e gli altri. Nel corso della nostra vita viviamo molti cambiamenti, alcuni sono velocissimi, altri più lenti e prevedibili. Ognuno di essi porta a migliorare sé stessi, a responsabilizzarsi e a imparare a cavarsela da soli. Durante questo percorso ho avuto delle persone che sono state per me importantissime: gli altri exchange student. Con loro ho condiviso la maggior parte del mio tempo e grazie al confronto, sia in ambito scolastico che personale, ho imparato ad avere maggiore fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità. Sono stati per me dei compagni di avventura, e ottimi amici. Il fatto che ognuno di noi avesse fronteggiato problematiche diverse, ci ha permesso di aiutarci a vicenda ma anche di consigliarci su come affrontare una determinata situazione nel modo migliore possibile.
Mio fratello spagnolo è stato essenziale per me. Sin dai primi giorni abbiamo stretto un rapporto stupendo, il fatto che stessimo condividendo lo stesso percorso ci ha resi più forti dandoci il coraggio di interagire con la famiglia senza timore. Inizialmente eravamo solo noi due immersi in un mondo sconosciuto, ci siamo creati una corazza e l’abbiamo abbattuta in poco tempo, affrontando momenti difficili ma anche esperienze bellissime. Rappresenta il fratello che non ho mai avuto ma anche quello con cui sono cresciuta tanto e in così poco tempo. Il nostro rapporto non è mai cambiato, e anche a distanza di un anno continuiamo a sentirci quasi ogni giorno.
Il mondo scolastico in Irlanda è completamente diverso da quello italiano. Ogni studente ha la possibilità di addizionare alle materie obbligatorie, delle materie facoltative, in base ai propri gusti e interessi. Questo permette a ciascuno studente di scegliere cosa studiare e farlo con piacere. Solitamente le materie opzionali come arte, construction, e biologia erano affiancate da lezioni pratiche, in modo da non limitarsi a studiare unicamente l’aspetto teorico. La concezione di classe non esiste: sono gli studenti e non i docenti a spostarsi nelle varie aule. Questo, per noi exchange, rappresenta un vantaggio in quanto ci impedisce di rimanere sempre legati a un certo gruppo di individui, e al contrario ci sprona a interagire maggiormente con i compagni. Giorno dopo giorno ho imparato a mettere da parte la mia timidezza e sono riuscita a legare con gli studenti. Purtroppo al di fuori dell’ambiente scolastico era difficile riuscire ad incontrarsi, in quanto i miei compagni provenivano da paesi distanti dal mio ma ho comunque avuto modo di passare dei momenti spensierati tra una lezione e l’altra e durante le pause pranzo. Nonostante io non sia mai stata invitata a casa di amiche irlandesi, ho deciso a fine esperienza di ospitare per una settimana mia sorella e altre quattro ragazze, per far vedere il mio concetto di ospitalità.
Anche l’aspetto sanitario in Irlanda è molto diverso da quello a cui siamo abituati. Durante l’esperienza sono stata male per un periodo abbastanza prolungato ma purtroppo non mi sono stati fatti i controlli e trattamenti per tempo. Solo quando era ormai strettamente necessaria la prescrizione di alcuni farmaci, sono stata visitata da un farmacista del paese. Momenti come questo, specialmente se si è lontani da casa, insegnano ad affrontare le difficoltà anche quando si è soli, ma soprattutto a riporre fiducia in sé stessi. Sarebbe sbagliato immaginare un percorso con soli momenti felici ma bisogna essere forti e ricordarsi che “even through the darkest nights, the sun will always come“.
Pochi mesi dopo l’arrivo in Irlanda, ho avuto modo di visitare Dublino, e alcuni paesi vicini, insieme ai miei amici. A fine esperienza mi sono resa conto di non aver effettivamente visto tanti posti quanti avrei voluto, ma le confidenze sul divano e le passeggiate al lago rimarranno sempre nel mio cuore.
Prima di partire avevo scritto una lettera di presentazione con i miei hobby e le mie passioni, nella speranza di poterli coltivare anche se lontano da casa, ho trovato però una realtà completamente diversa dalla mia e una famiglia con interessi inizialmente distanti dai miei. Questa differenza soprattutto in ambito sportivo mi ha permesso di conoscere e vedere dal vivo lo sport più popolare e più sentito in Irlanda: il calcio gaelico. Con il tempo, anche se il calcio non era il mio sport, mi sono trovata a fare il tifo per i miei fratelli a ogni partita. Non importava più che cosa io desiderassi vedere, né che la mia passione fosse la danza classica, perché vedere loro correre sorridenti verso la vittoria era più soddisfacente di qualsiasi spettacolo.
Una volta rientrato, capisci che a km di distanza hai sorelle e fratelli, capisci che nonostante la lontananza, certe amicizie rimarranno per sempre, e che i mesi trascorsi sono volati senza che nemmeno ti accorgessi.
Un anno scolastico all’estero non è né facile né perfetto e soprattutto non sarà mai all’altezza delle aspettative che ci si pone, ma è una continua sorpresa, una “vita in un anno” che vale la pena di essere vissuta. Non si è mai troppo grandi o troppo piccoli per affrontare un esperienza come questa, bisogna solo trovare un pizzico di coraggio e affrontare le proprie paure.
Ciao,
Marta
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